COMMENTO A CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE, N. 106/24 Massima In tema di rapporti tra giudizio penale e giudizio disciplinare, la sentenza irrevocabile di condanna pronunciata in ambito penale ha efficacia di giudicato nel disciplinare quanto all’accertamento del fatto, alla sua eventuale illiceità penale ed all’affermazione che l’imputato lo ha commesso. Nel caso di proscioglimento in sede […]
L’articolo 18 della Legge Professionale Forense 31.12.2012 n. 247 disciplina le incompatibilità con la professione forense che, laddove sussistenti, determinano l’assenza di uno dei requisiti per l’iscrizione della persona all’Albo degli Avvocati o, se sopraggiunte dopo l’iscrizione, comportano la necessaria cancellazione dall’Albo medesimo, a mente delle previsioni dell’articolo 17, rispettivamente al suo 1° comma, lettera
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Cassazione civile sez. un., 06/07/2023, n.19137) si è espressa riguardo a particolare aspetto del procedimento disciplinare forense, quello del diritto dell’incolpato, che venga scagionato dall’accusa rivoltagli, a ottenere in proprio favore in provvedimento di condanna al rimborso delle spese legali. La decisione del Supremo Collegio riconosce tale diritto,
“L’avvocato non deve produrre, riportare in atti processuali o riferire in giudizio la corrispondenza intercorsa esclusivamente tra colleghi qualificata come riservata, nonché quella contenente proposte transattive e relative risposte.”: questa è la regola del Codice Deontologico Forense, all’articolo 48, che riguarda la corrispondenza, scambiata tra Avvocati, che sia qualificata riservata o che, per il suo
Massima L’appropriazione indebita costituisce illecito deontologico permanente. Di conseguenza, il relativo dies a quo prescrizionale va individuato nel momento cui: 1) il professionista ponga fine all’omissione ovvero effettui il comportamento positivo dovuto, oppure 2) sollecitato in tal senso, opponga il rifiuto affermando l’asserita legittimità del proprio contegno, con la precisazione che tale diritto debba essere
Il Codice Deontologico Forense disciplina la rinuncia al mandato all’articolo 32, nell’ambito del Titolo II dedicato al rapporto tra l’Avvocato e il cliente e la parte assistita. Espresso al primo comma il principio, non discutibile, che l’avvocato ha la facoltà di recedere dal mandato sia pure “con le cautele necessarie per evitare pregiudizi alla parte
In proposito va ricordata la norma dell’articolo 200 del codice di procedura penale, la quale prevede che gli Avvocati non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione della loro professione, salvi i casi in cui hanno l’obbligo di riferirne all’autorità giudiziaria. L’articolo 249 del Codice di procedura civile, a sua volta,
Con sentenza dd. 25.5-25.7.2023 CNF ha confermato la decisione del CDD competente che aveva sanzionato l’avvocato per aver violato il dovere di astenersi dal prestare attività professionale nei confronti di una parte (genitore) in un procedimento in cui al minore era già stato nominato, quale curatore speciale, altro collega di studio. Sussiste, infatti, l’obbligo di
Non è insolito che l’Avvocato si chieda se sia lecito, anche sotto il profilo deontologico, comunicare al testimone, prima e in vista dell’assunzione della testimonianza nel processo civile, i fatti sui quali la persona verrà interrogata, fatti solitamente e ritualmente compendiati in uno o più capitoli di prova. Il Codice Deontologico Forense, al primo comma
Fattispecie non infrequente è quella nella quale due parti abbiano tra di loro, magari in tempi diversi, molteplici ragioni di conflitto. Può accadere che, nell’ipotesi, gli Avvocati che assistono le due parti intrattengano, scambino corrispondenza avente natura riservata nell’ambito di una di tali liti. E può ancora accedere che, in un successivo momento, in relazione